sabato 7 febbraio 2015

Le cose che ci siamo insegnati

Ciao piccolo, oggi diventi un poco più grande.

Compi tre anni, e stai viaggiando come un treno in corsa. Una bella corsa, devo dire.
Per questo tuo compleanno ho deciso di tornare a scrivere, a scriverti...sperando che un giorno leggerai questa mole di parole che mi lascio dietro, tra computer e Moleskine...

Per questo giro, ho pensato di fare un elenco delle cose che ci siamo insegnati.
Già, perché avere 37 anni d'età di differenza può essere un bel vantaggio (magari ne riparliamo tra 15...), in ciò che si vede, sente, dice (e non dice!).

Direi che la prima cosa che mi hai insegnato è il classico stupore per le cose più piccole di cui parlano tanti genitori: io cerco di recuperarne un po' da te e ti dico spesso "Ehi, fuori c'è il mondo che ti aspetta!".
Ma intanto raggiungere da solo il muretto dove hai lasciato il tuo pupazzetto Vinicio, non è male...

Mi hai insegnato come si ride di gusto, di pancia, con tutto il corpo. Io me lo son dimenticato da un pezzo, però cerco di insegnarti a ridere di ogni cosa..

Ti ho insegnato che "se sarai carino con gli altri, loro lo saranno con te"...tu fai finta di non averlo capito, e intanto mi hai insegnato che è impossibile non esserlo ;-)

Mi hai insegnato che c'è il "mandarino" e il "mandarone", e io quando giochiamo mi ritrovo ad inventare storie poco plausibili...

Cerco di insegnarti che alla gente piacciono le coccole (molto più delle botte) e tu hai imparato a sciogliermi con un bacio della buona notte o con uno dei tuoi abbracci improvvisi che mi spettinano il cuore.
Il fatto che tu sia diventato un bambino normale ma speciale, mi ha insegnato che nei momenti difficili può esser sufficiente tenere botta. E aspettare giorni migliori.
Io cerco di insegnarti che se una cosa non ti riesce o non ti piace, lo puoi dire.

Mi hai insegnato che c'è un'amica a cui si  può dare la colpa delle cose brutte ("La Gugù!"), e io spero ti insegnerò che si può dare un nome alle cose brutte.

Mi hai mostrato parti di me che non mi piacciono e che un poco temo, anche se evidenzi sempre le mie parti migliori.
Io ti ho insegnato che si può chiedere scusa.

Spero di insegnarti la splendida complessità che c'è in giro per il mondo, anche se tu mi dimostri che il salotto di casa può essere il mondo intero (e ci credo, con i Lego, la fattoria con gli animali, un treno, la carta da parati a fiori e un divano viola!).

Mi hai insegnato che dove si sta in due, si può stare anche in tre.
Io stamattina ti mostravo come nella casetta che abbiamo costruito assieme, fossero benvenuti tutti, pure il leone un poco antisociale...

Mi hai insegnato che bisogna avere pazienza coi bambini...ma non più pazienza di quella che già si aveva prima...una pazienza proprio diversa.
E pazienza, se la si perde...

Cerco di insegnarti a non aver paura di quando ci separiamo. Tu mi hai insegnato che non è mica facile come dirlo: quando mi allontano per qualche giorno da te e mamma...sento un tale dolore!

Mi hai insegnato, che tra una cinquantina di bolidi, camion, pompieri, polizia ecc., la tua macchinina preferita è quella bianca e anonima. Ti ho insegnato che possiamo avere gusti diversi ;-)

Ti ho insegnato la differenza tra la tromba, il flauto e il sax. Mi hai insegnato che non è fondamentale a tre anni.
E forse neppure dopo.

Mi hai insegnato che si può chiamare l'uomo ragno "Pantofolo", senza apparente motivazione e fregandosene alla grande. Io ti ho insegnato che, nel farlo, è meglio limitarsi ai supereroi.

Mi hai insegnato che è vero che esistono un sacco di giocattoli più o meno belli, ma niente è come saltare sulle costole del tuo papà.
Io ho provato, senza successo, ad insegnarti che esistono giochi più interessanti...

Sto cercando di insegnarti la generosità. Tu pure.

Beh, che dire, questa lista potrebbe andare avanti per ore..son davvero tante le cose più o meno serie..e siamo assieme da soli tre anni!

A occhio, la corsa del treno sarà davvero una roba interessante...

Auguri Arturino







sabato 9 febbraio 2013

To be or not to be (there)

Oggi fai un anno, un anno che sei qui.
Un anno di te.

E' un anno che ci sei, e che noi ci siamo per te.
Ci svegliamo con te (preferendo, di gran lunga, farlo alla mattina...), pranziamo con te (a cena, tregua per mamma e papà) e ti mettiamo a letto, accompagnandoti verso il sonno.
Ero convinto di esserci sempre, per te...anche andando al lavoro mi dicevo "vabbè, poi torno, con buona pace di Mr. Bowlby.." (a proposito, che meraviglia entrare in casa dopo una giornata di lavoro pesante e vedere la tua felicità nel rivedermi: a volte guardi mamma e scoppi a ridere, altre mi guardi per un attimo e mi allunghi un gioco che hai in mano in quel momento, altre ancora fai un impercettibile molleggiamento sulle ginocchia e mi gattoni incontro...e io mi scordo della giornataccia..).

Insomma, ci siamo l'uno per l'altro (e tutti e due per la mamma!).

Però un paio di giorni fa è successo qualcosa: tornato dal lavoro stavam giocando assieme e mamma mi ha raccontato che avevi fatto (abbozzato, ok...) i primi due passi. WOW 2 PASSI!! (prima reazione) Peccato però (seconda reazione) ero al lavoro e non c'ero per i tuoi primi passi (si, lo so che potrò omologare il tutto nel weekend...).
Però questo doppio sentimento mi ha fatto pensare a quante cose ho vissuto di/con te e quante me ne perderò.
E nel pensare, chessò, all'adolescenza e ad esperienze che farai e che deciderai di non condividere (ci conto, eh!)...ho provato una sensazione strana, un pò sorda, a cui non so dare per ora un nome.
L'unica cosa che posso tentare di prometterti, ma soprattutto promettermi, è che proverò ad esserci anche allora, inventandomi (magari chiederò aiuto alla mamma!!) qualche ennesimo cambiamento di prospettiva.
Riuscirò ad esserci, senza esserci? ;-)
Pensa che viaggi si fa il tuo papà per il tuo primo compleanno...ci vediamo più tardi..che a festeggiare il tuo compleanno, non mancherei per nulla al mondo!
Bacio
Papà.

giovedì 18 ottobre 2012

Le pieghe della vita.




 


Da qualche tempo, abbiamo iniziato a dare un biberon di latte ad Arturo ogni sera intorno alle 23.
E' uno dei tentativi messi in atto per provare a farlo (notare il pronome) dormire meglio la notte. Abbiam seguito il consiglio della pediatra (e di Paola) e le cose sono in effetti un pò migliorate.
Ma non è questo il punto, il punto è un pensiero fatto l'altra notte con lui in grembo tutto addormentato dopo "la spaghettata di mezzanotte".
Era (ed è) una sensazione meravigliosa averlo che dorme in braccio per quei 5 minuti prima di rimetterlo giù (voi vi rimettereste a letto, subito dopo una spaghettata di mezzanotte?!?); un cucciolotto bello tranquillo e inerme, con quel suo respiro da nasino piccolo piccolo e forse un pò chiuso...
Insomma, mi stavo godendo quei 5 minuti quando ho pensato a due cose: la felicità e gli aspetti culturali legati ad avere figli. Nientepopodimeno, commenterete. Andiamo con ordine..

La sequenza è stata questa: "Dio, che bella sensazione, non conoscevo questa parte di me"..poi ho pensato a quando, rispondendo ad un amico su cosa avessi imparato dall'esser diventato padre, dissi "Ad aver pazienza...ma non ad averne di più, ad averne di un altro tipo..che prima non avevo".
Quindi ho pensato: avere figli ti dà la possibilità di scoprire parti di te che semplicemente (attenzione perchè questa parola è importante per il prosieguo del ragionamento...) non incontreresti mai nella vita non avendone.
E fin qui, il concetto non è nuovo...

Poi però ho pensato: "Si, ma quante cose (leggasi parti di me) io non conoscerò mai perché non faccio (altre) esperienze forti nella vita?" (Attenzione, sgancio la bomba) "Avere un figlio, può aver lo stesso impatto nella vita di un viaggio (vero, ben fatto, di quelli che magari ci si ferma lì...) in India...". La spiritualità, per dirne una, con tutta la sua portata, uno che ha 3/4 figli può anche non sfiorarla mai nella vita. E viver contento. Idem, almeno questa è la mia convinzione, quella dolcezza potente che provo nel tenermi Arturo che dorme addosso.

L'importante è esser felici e sentirsi "pieni"...poi come ognuno lo faccia, secondo me conta poco.
Lo dico perché avverto sempre questo macigno culturale (non parlo delle sofferenze reali di chi cerca e non trova...) qui in Italia dell'avere figli come realizzazione di sè. E la relazione con la paura (che ho provato pure io, sia chiaro...) di non averne mai..
Secondo me è un pò una bufala, la Felicità è roba assai più complessa...che si nutre di tante cose.
Qualche anno fa, io e Vi eravamo a Novara...stavamo assieme da qualcosa tipo 12 anni, avevamo un lavoro, ci eravamo sposati e molti si saran chiesti "Cosa aspettano a fare figli?".
Le possibilità che sembravamo avere erano due: fare un figlio oppure no.
Scegliemmo la terza possibilità: andammo a Berlino in cerca di felicità.

martedì 7 agosto 2012

Le 5 cose

Ciao Arturo, come stai?

Non in questo momento che scrivo, perchè lo so (sei reduce dalla  prima febbricina della tua vita...chiedere, voci di corridoio false e tendenziose, alla cuginetta Claudia per info...), ma adesso che leggi queste righe...che hai...boh, chissà quanti anni avrai quando leggerai (se leggerai) le cose che ti scrivo...

Senti, ti scrivo perchè oggi compi mezz'anno e lo sai che mi piace festeggiare raccontandoti qualcosa di te, di noi, in questo tuo primo pezzo di vita.

Come saprai (invecchiando non sarò certo potuto migliorare) la sintesi non è il dono di tuo papà, per cui ho deciso di raccontarti le cose per punti. Diciamo 5.

All'inizio avevo pensato di scriverti le 5 cose che mi piacciono di più di te, poi ho pensato che rischiavo di esser troppo sdolcinato (e pure un pò forzato, perchè con te non è che sian tutte rose e fiori!) e allora ho pensato di aggiungere le 5 cose che....ehm...diciamo...mi piacciono un pochino meno (ma poco poco, non preoccuparti troppo!)...che se tu decidessi di cambiarle un pò...ecco...diciamo...che non mi strapperei i (pochi) capelli.

Infine, ho deciso di aggiungerne altri 5.

Iniziamo.

Le 5 cose di Arturo a 6 mesi che mi mandano in brodo di giuggiole (come direbbe nonna Chiara):

  1. Adoro venire in camera a darti il Buongiorno quando ti svegli. Mi guardi, sgrani un pò gli occhi nella penombra e partono a mulinello braccia e gambe in sincrono, con un sorriso che ti riempie la faccia. E riempie pure la mia.
  2. Restando al risveglio, ultimamente abbiamo un nostro rito: tu (dopo l'entusiasmo di cui sopra) inizi ad agitarti un pò perchè hai fame...(di latte, di relazioni, della giornata che verrà) e allora io ti appoggio il palmo della mano sul petto...tu pian piano ti calmi e appoggi le tue mani sulla mia. Dura un attimo, ma è proprio bello.
  3. Sei fantastico quando inizi a sorridere con un accenno di bocca, un sopracciglio (il sinistro, di solito)...è un attimo di contagiosa simpatia! E infatti mi piace un sacco quando sei dolce con qualcun altro: i nonni, gli zii, gli amici...non so spiegare ma è come se fossi felicemente orgoglioso che tu renda, per un istante, felici le persone.
  4. E a proposito di allegria...mi fanno impazzire le risate che ti strappo ogni tanto(ultimamente ci arrivo solo al termine di una session di pernacchie che partono dai polpacci e terminano dietro al collo...). Intendiamoci: non quella risatina del bambinetto, un pò gigiona che si dà agli adulti per metterli in pace e liberarsene, intendo quella vera, incontrollabile e incontrollata!
  5. Mi commuovo quando siamo noi tre, e ci son momenti in cui ci guardiamo, ci sorridiamo, ci vogliamo bene.
Zucchero finito, baby...ecco le 5 cose che...vabbè, hai capito.
  1. Le notti con le sveglie in doppia cifra, quelle che io fin dai tempi berlinesi definii la "cura Guantanamo". Vero che a breve non le farai più? ;-)
  2. Le tue giornate storte, quelle in cui riempi le ore con il tuo verso di cui hai il copyright: un "Muuuhee" gutturale che sfiancherebbe anche Gandhi nella fase più convinta.
  3. La tua imprevedibilità...intendiamoci, sei un bimbo di sei mesi...però almeno due giorni di fila "simili", farebbero tirare il fiato a tutti quani, sai?
  4. Il fatto che tu abbia preso un pò troppo alla lettera la mia richiesta di qualche mese fa "Arturo, non  esser pigro nella vita, tutto (o quasi) ma non pigro, ok?". Se me ne stessi zitto, ogni tanto...
  5. Il tuo ritmo circadiano: mal si concilia con la vita sociale notturna (oibò, diciam serale) che tanto piace(va) al papà. Ma qui possiamo lavorarci...
Come vedi, nulla di grave (e confido che, nel frattempo, tu sia ampiamente migliorato...almeno nella maggior parte di esse!) e comunque niente che tu non possa recuperare soddisfacendo, da grande, il tuo impagabile desiderio di conoscere le tue radici, trasferendoti a vivere a Berlino e portando il tuo vecchio con te.

E ora le ultime 5, le più temibili...ovvero quelle in cui (a mio insindacabile giudizio) mi assomigli. O ci assomigliamo, scegli tu chi ha deciso di copiare l'altro.

  1. La forma della testa e le orecchie. Decisamente Terazzi, sorry. Un popolo in trepida attesa aspetta di valutare il tuo arco plantare..
  2. Le giornate storte in cui anch'io riempio le ore con il mio lamento, che risulta appena più elaborato del tuo, ma altrettanto fastidioso (chiedere a mamma..)
  3. Appari curioso, ti ringrazio di cuore.
  4. Berlino è e sarà in qualche modo per sempre nelle nostre vite. Quando mi chiedono (e ti chiederanno) "nato il..?" è tutto ok, ma quando passano al "nato a...?" ammetto che mi si gonfia un pò il petto...)
  5. La mancanza di costanza. Ma, si dice in giro, tu avresti ampi margini di miglioramento.
Ecco qui...queste cose valgono oggi, 7 Agosto 2012 in cui compi 6 mesi. 
Chissà quando leggerai queste righe.
O il mese prossimo, la settimana prossima, domani.

Alla prossima, Arturo, un bacio da papà.

giovedì 7 giugno 2012

Tutti e tre.


























Ciao Arturo, oggi compi 4 mesi.

“I miei primi 4 mesi”, potesti urlare (cosa che ti riesce bene!) al mondo, se solo sapessi parlare (cosa che ti riesce meno bene..).
Tutti, nel fatidico e difficile primo mese, si affrettavano a consolarci dicendoci “Vedrete, tenete duro fino al terzo mese, poi le cose cambieranno molto!”. Altri, però, dicevano “Fino al sesto mese, e poi…”, altri ancora (è stato l’inizio della scoperta che nel campo infantile ognuno ha la sua teoria perfetta..) “dai, un annetto e si scavalla”. 
Tra questi, il tuo stratenero e sadico zietto Fabio…

E tu? Io direi che fai parte della schiera di quelli del terzo mese…considerato che nei primi tre mesi della tua vita hai cambiato tre case, tre letti, tre carrozzine, tre lingue (oh qui parlano un tedesco davvero strano!) e tre climi (dal tremebondo Nord, alla terribile Pianura Padana, per finire a guardar le montagne fuori dalla tua finestra), beh, considerato tutto ciò, mi sembri un bambino tanto tenero, sano e curioso.
Quindi ok, posso rinunciare ancora per un po’ di tempo ad un buon sonno..

Fatta questa cronistoria, ti spiego perché ti scrivo.
Lo faccio perché sto iniziando a scoprire che ora Noi siamo in tre.
“Bella roba”, dirai tu, “per me è stato così fin dall’inizio!”.
Eh, già, hai ragione…ma per me e mamma no..anzi, io e lei abbiam vissuto insieme (sai quelle cose che facciam tutti i giorni..alzarsi tirando su le serrande sorridendosi, esserci quando l’altro chiama, cercarsi, mangiare, darsi la buona notte…ecco queste cose assieme più altre fanno “vivere assieme”) per circa 16 anni prima che arrivassi tu.
(Per farti capire: mi fa comunque un po’ strano chiamare “Amore” qualcuno che non sia la tua mamma…e mi da sempre una punta di fastidio che lo faccia lei!).

Comunque..secondo me, non è che all’inizio l’abbiam proprio presa bene, ‘sta cosa, sai? Cioè, eravam felici e ti abbiam voluto tra (meglio “con”, dai..) noi, però, non eravamo pronti, abituati.
Ci è voluto (e ci vorrà) un po’ di tempo.
Poi in questi giorni son successe alcune piccole cose che mi (ci) han fatto capire…diciamo un inizio di comprensione.

La prima cosa è accaduta circa 10 giorni fa…io sono andato a lavorare a Rovereto e son partito presto, con una giornata calda…camicia e giacchetta…solo che poi ho fatto tardi e la sera pioveva e faceva freddo. Quando il mio treno è arrivato in una Bolzano piovosa, un po’ umido e infreddolito ho pensato “magari Vi mi fa la sorpresa e mi viene a prendere con l’ombrello in stazione!”. Poi, poco dopo ho realizzato “Ah, no..sono le 9.30 e Arturo è già a letto…e Vi non può (non può!!) uscire di casa da sola…”.
A quel punto mi son fermato sul binario (sotto la tettoia) e mi son rimescolato in bocca questo gusto un po’ dolce e un po’ amaro.

L’altra cosa è accaduta l’altroieri.
Ultimamente hai scoperto, tutto entusiasta, due ottime cose: il sorriso e i tuoi genitori.
Ah dimenticavo, anche una terza: ti riconosci allo specchio (non mi interessano le teorie a proposito; tu ti riconosci, è evidente..).
Insomma, ad un certo punto eri in bagno in braccio alla mamma…vi siete guardati allo specchio e tu, riconoscendo te e lei, hai sorriso così sereno e felice che eri uno spasso…mi sembrava che non avessi mai sorriso così contento….poi mi sono avvicinato per condividere quella sensazione.. e tu, riconoscendo anche me, hai sorriso ancora di più, ancora più felice. Beh, a noi due son venuti gli occhi lucidi e a me non è venuto altro da dirti (con il falsetto delle grandi occasioni) “Si, Arturo…siamo tutti qui, siamo tutti e tre!”. Che roba, ragazzi.

Siamo tutti e tre.
Bacio, piccolo.

sabato 7 aprile 2012

E' strano, ma è pure un pò normale.


"E per te, Diego, com'è esser padre?" Questa domanda di solito arriva quando, durante un incontro fisico o via Skype, l'interlocutore si accorge che c'è un altro figuro, scompigliato, barbuto e un pò forzatamente sorridente di fianco alla mamma e al bimbo...
Questa domanda, oibò, da un paio di mesi mi vien fatta spesso... Cosa posso dire? Dal basso dell'esperienza di due (!) mesi?
Va detto...
che è un pò strano andare a letto alle 10 di sera, però è pure un pò normale, se si dormono 4 ore di notte..
E' un pò strano ritrovarsi a canticchiare per circa 16 ore al giorno (pure quando si è soli, per strada, in sostanza durante la propria ora d'aria) la stessa canzoncina tipo "La gatta" di Paoli (quella del gioco) oppure "L'elefante con le ghette" o "Azzurro" (quella della toilette, a seconda di chi lo cambia..) o ancora "Mare profumo di mare" (quella, inutile dirlo, del bagnetto). Però è pure umanamente normale.
E' strano ritrovarsi felice per aver trovato il tempo di tagliarsi le unghie dei piedi, ma è pure un pò (tristemente, comunque) normale.
E' strano svegliarsi il sabato notte quando gli altri vanno a letto dopo averla picchiata dura. Ma (va bene, se tu lo hai fatto per anni) è anche normale.
E' strano invocare come la pioggia nel deserto un rutto. Ma è moralmente (comprensibile e) normale.
E' strano ritrovarsi al supermercato, da solo, a ninnare avanti e indrè il proprio carrello (o, pure più simpaticamente peggio, il carrello portabagagli della mamma che si ha davanti in coda al ceck-in dell'aeroporto!). Ma è, spero, neurofisiologicamente spiegabile (e quindi normale).
E' strano sperare di aprire un pannolino e trovarla gialla, e non verde. Ma è anche olfattivamente normale.
E' strano sperare di aver avuto un'allucinazione uditiva che "allucini" suoni in un'altra stanza. Ma caspita (pure ora che sto scrivendo, e non è un'allucinazione, mannaggia...), se è normale!
E' oggettivamente strano vivere in un bilocale di 42 metri quadri e avere la sensazione che sia colonizzato da un esserino di 60 cm scarsi. Ma, vabbè, è anche normale.
E' strano cercare avidi per strada (altri) bambini che strillano senza consolazione o (altri) genitori sfatti dal sonno in giro ad orari improbabili. Ma è anche empaticamente normale.
E' strano accorgersi che il bagno è improvvisamente popolato da strani figuri colorati che si sono impadroniti della vasca da bagno. Ma è, anche senza esser alcoolisti, pure normale.
E' strano abituarsi ad un pianto. Ma è stranamente normale.
E' strano prenderlo in braccio alle 4.30 di notte per dargli il biberon e riconoscere qualcosa in lui che si sta depositando in te. Ma è bello. E normale.
E' strano commuoversi quando sta bene e magari sorride. Ma è normale.
E strano pensare che crescerà e che questo significherà per me invecchiare. Fa un pò male, ma è normale.
E' strano essere padre o madre. Ma è pure un pò normale, in fin dei conti.

mercoledì 7 marzo 2012

A me sarebbe piaciuto.



Ciao piccolo, oggi fai un mese.
E ho pensato di raccontarti il giorno in cui sei nato.
A me sarebbe piaciuto che qualcuno mi avesse lasciato scritto come sono andate le cose (aldilà dei soliti, magari pure simpatici, racconti che ruotano intorno a due tre cose e che risentono del lavorio del tempo come l'acqua sul sasso: il parto, i capelli, lo stupore, i commenti dei parenti ecc.).
Allora, intanto come saprai (perchè è scritto su tutti i tuoi documenti), si era tutti assieme a Berlino.
Cosa ci stavamo a fare, te l'avremo già raccontato (e pure te l'ho spiegato in quel nostro carteggio privato..), quando leggerai queste righe..diciamo che eravamo qui nel tentativo di essere più felici. E ci siamo riusciti.
E tu, sei pure figlio di questa nuova felicità.

Il tuo termine era scaduto da 10 giorni, che vuol dire che dovevi nascere il 28 Gennaio e invece te la sei presa comoda. Ma hai tutta la mia comprensione...mi sa che si stava benone, laggiù.
Allora ci siamo alzati presto presto per andare all'ospedale che era dall'altra parte della città.
E per farlo abbiamo preso la metropolitana con borse e zainetti.
E' stato un viaggio (quasi un'ora) che non dimenticherò..non c'era ancora il sole e abbiamo conosciuto una Berlino a noi ignota: quella operaia.
Tante persone (giovani e meno giovani, uomini e donne) che con le loro tute blu andavano a lavorare nelle (pochissime) fabbriche nella parte Ovest di Berlino. E ricordo alcuni sguardi su noi due (tre, ok..): dovevamo esser buffi, spaventatissimi, ma estremamente teneri.
Stavamo andando, naturalmente impreparati, incontro al futuro!

Poi siamo arrivati all' Ospedale Waldfriede (tradotto, "La Pace del Bosco")...che è tra due laghi (il giorno dopo in cui sei nato sono andato a camminare su uno dei due che era ghiacciato: è stato bellissimo e ho immaginato di tornarci con te..) a sud di Berlino, in una zona di boschi.

Si è deciso di indurre il parto (come dire, di darti una "spintarella")..e quindi alle 8 si è presa una prima pastiglia, nella cameretta molto bella che ci avevano dato in attesa del parto: poi ci han detto "Ok, la prossima tra 4 ore, fatevi un giro, se volete".
E noi abbiam fatto un giro nel "giardino-parco" dell'ospedale...e qui ci ha colto la meraviglia: nel parchetto c'erano i pannelli esplicativi in legno (moolto tedesco) con i tipi di animali che passano di lì, le foglie degli alberi che si possono vedere, una piscinetta e pure un campo da pallavolo...mah!

Nella neve, c'erano orme di vari animali. E di piedi. Un mix evocativo.

Nel frattempo era uscito il sole (le previsioni davano nuvoloso, ma non sapevano che Arturo stava arrivando), e noi eravamo sempre spaventati ma anche sereni.
Siamo stati al bar dell'ospedale, dove sulla porta dell'uscita di sicurezza, campeggiava un poster dell'Italia...su che significato dargli, abbiamo consapevolmente soprasseduto ;-).

Poi la mamma ha mangiato un sacco: i panini portati da casa e il cibo dell'ospedale che, per restare leggeri in ottica parto, consisteva in riso con pollo al curry e peperoni. Molto bene.

A mezzo giorno seconda pillola e poi...e poi il tempo ha accelerato improvvisamente, la mamma ha iniziato ad avere le contrazioni (sono il segnale che avevi iniziato il tuo viaggetto verso il mondo) e quello è stato il momento più difficile..tanto dolore e non poter fare molto per aiutarla..pfui!

Dopo un pò si sono aperte le porte della sala parto..e lì..Wow, che esperienza (te la auguro, un giorno, piccolo mio)..il tempo era ancora diverso..diciamo che era un blocco: era il tempo che serviva per farti nascere..il tuo, nostro tempo.

Anche lì non è stata facile, ma mamma è stata bravissima e io..beh..ho fatto la mia parte (compreso spingere e tirare gambe e testa della mamma un pò di qui e un pò di lì..). E poi.
E poi, sei uscito, quasi con uno scattino, uno slancio..speriamo sia di buon auspicio per la tua vita (alcune notti fa ti pregavo solo di non esser pigro, nella vita!).
Sei uscito, ed eri già bello.
Ok, qua mi si potrebbe dire che sono di parte (anche se poi nei giorni successivi tutti si affrettavano a dire che sei tutto somigliante a mamma...sarà per il mento volitivo?!?), ma eri bello davvero..a volte i neonati hanno il viso sofferente, sono un pò schiacciati in un punto o ammaccati in un altro..tu eri già figo. Sul serio. Ecco, se vogliamo eri solo un pò scuro e avevi le mani un pò grigie (credo fosse un omaggio al colore che il tuo babbo assume di solito durante l'inverno..)
Hai mancato il primo riflesso, ma sei andato forte sul secondo.

E poi metro, bilancia e così via, ma tutto con grande calma, silenzio e amore..è stato un parto intimo, soffuso, di questo dobbiamo ringraziare Sonja, l'ostetrica che ti ha aiutato nel viaggio. E anche la giovane e carina dottoressa praticante che ha aiutato durante il travaglio è stata una presenza competente, delicata, dolce.
Dopo un pochino di tempo che eri nato, la mamma le ha chiesto come si chiamasse (nel trambusto del parto non si fanno molte presentazioni..). Lei le ha risposto con sguardo tenero: Schönheit. E tu, Arturo, lo sai che in tedesco Schönheit vuol dire Bellezza.
A quel punto io e mamma ci siam guardati increduli e tutto ci è sembrato essere al posto giusto.

Nei giorni successivi, ho ascoltato molto gli Arcade Fire (facevo avanti e indietro da casa all'ospedale)..e camminando da qualche parte in giro per la città (era Kreuzberg?) stavo ascoltando questa canzone e credo di essermi commosso.
Te la dedico.